Mi chiamo Osman Dee
non avevo mai visto il mare fino ad oggi.
Il mio desiderio è stato da sempre venire in Italia
ed oggi mi ritengo davvero molto, molto fortunato.
Gioco tutte le mie carte per cambiare il mio destino,
rischiando tutto per tutto, anche la mia pelle.
Cos'altro ho da perdere in fondo..
Soltanto questo presente, senza speranza.
Il mio viaggio comincia da lontano,
Un piccolo villaggio rurale sperduto
tra la terra di niente e di nessuno.
Non c'è elettricità, non ci sono luce, gas, automobili,
non ci sono negozi per comprare qualcosa per sfamarci.
Mio padre, povero diavolo
lavora questa terra arida e sterile.
Il raccolto se non è bruciato dalla siccità ci fornisce il riso,
per sfamare a malapena la mia fame e quella dei miei 12 fratelli.
Mia madre, povera donna
passa tutto il giorno macinando cereali per il pane
E' malata di una delle tante piaghe che affliggono la nostra terra.
Quando i nostri genitori muoiono
lasciano in eredità soltanto malnutrizione
passata di generazione in generazione.
Non mi sento inutile, so che la mia vita ha un senso
per la sopravvivenza del mio clan.
I nostri rapporti, le gerarchie.
C'è rispetto e devozione per chi è più anziano
Ognuno ha un compito ed ha necessità dell'altro.
Se solo non esistesse tutta questa miseria sarei felice di vivere qui.
La luce , gli ampi spazi, il colore del cielo, questa terra meravigliosa.
La mia terra.
Se guardo indietro ho bellissimi ricordi della mia infanzia.
C'è sempre stato qualcuno con cui giocare
la compagnia di un amico non mi è mai mancata.
Mi sono sentito un bambino felice.
Ho avuto il mio primo paio di scarpe a 10 anni
quando ho iniziato ad andare a scuola.
Era nel villaggio ed ero felice di andare
ed è lì che ho imparato a conoscervi.
La maestra raccontava di terre ricoperte da boschi,
strade con un mondo intero da scoprire
e medicine per sconfiggere le malattie.
Non mi stancavo di ascoltare i suoi racconti
erano per me come una dolce canzone.
Ho cercato con l'aiuto dei miei fratelli
di guadagnare il denaro necessario,e quando finalmente
ho avuto la somma per il viaggio,
la gioia nel cuore per poco non mi ha scoppiato il petto.
Avrei potuto lavorare e spedire i soldi a casa.
Una nuova vita, senza più stenti, fame, malattie e morte.
Ogni sacrificio sarebbe stato ripagato.
Un viaggio difficile pieno di insidie mi attendeva
Ho dovuto fidarmi di sconosciuti pronti a uccidermi per pochi soldi.
La mia vita era sempre appesa ad un filo.
I miei occhi hanno visto violenze ed infamia.
Stremato, non so quante volte ho pianto
vedendo intorno a me tutta questa miseria umana
Le donne violentate sistematicamente
hanno dovuto pagare il prezzo più alto.
Ognuno di noi sapeva di valere meno meno di niente
Molti sono stati uccisi per averle difese..
Non è come tra la mia gente
Non c'è l'innocenza dell' istinto di sopravvivenza
che giustifichi ciò che fanno,
Hanno un unico Dio, il denaro, ed il fucile che imbracciano.
Uccidono e non solo l'innocenza della verità e delle promesse.
Non conta per loro il rispetto degli altri
hanno il gusto della sopraffazione.
Il denaro li possiede portando via la loro anima,
conducendoli alla depravazione.
Non ricorrono all'aiuto dei loro antenati, si sentono onnipotenti.
Ho solo il pensiero dell'Italia a farmi forza
sono certo che lì tutto sarà diverso.
Quello è il paradiso e i diavoli non possono entrare..
Giorni e giorni infiniti di un caldo opprimente.
La sete, la fame, senza soste per riposare.
Camminando a piedi tra guerre e deserto.
Notti insonni di paura, braccati dalle polizie di confine,
per non finire in pasto agli sciacalli con il cuore umano.
Poi un giorno finalmente siamo giunti sulla costa,
sfiniti, con addosso un odore acre.
" Ce l'ho fatta !!"
Sono finalmente arrivato ad un passo dal mio sogno.
Molti non hanno avuto la mia fortuna
sono rimasti per strada, privi di vita
dispersi in una terra straniera.
Nemmeno il cielo ci è venuto in aiuto.
Rimango incantato guardando quel mare, sferzato dal vento
trascina le onde infrangendole contro gli scogli.
Un rumore ipnotico e pieno di forza.
E' immenso....
Potessero i miei fratelli vederlo almeno una volta.
Lo sguardo cerca l'orizzonte, l'Italia, la mia nuova madre.
Ci fanno fretta dobbiamo partire,
obbligati ad arrivare sulla costa di notte
per eludere i controlli della guardia costiera, dicono.
Stretti come sardine, insieme dentro la stiva
su questa piccola barca che non può contenerci tutti,
ma siamo tutti qui facendo rotta verso la terra promessa.
Non ci sono bagni tutto deve essere gettato fuori bordo,
senza intimità come fossimo animali.
Il vomito è dappertutto, di chi soffre il mal di mare.
Passano i giorni e la terra non si vede
Se qualcuno cade in mare nessuno si ferma ad aiutarlo
ognuno deve pensare per se altrimenti
gli scafisti si liberano di noi buttandoci in acqua.
Qualcuno di tanto in tanto intona un canto, una litania
per farsi forza e attenuare la tensione.
C'è una barca laggiù in lontananza !!
Tutti si muovono per farsi vedere, cercano soccorso,
un po d'acqua e qualcosa che plachi questa fame infinita.
Ma siamo troppo lontani.
Alcuni non si danno per vinti e si sbracciano urlando,
altri danno fuoco alle coperte per farci avvistare.
Un attimo e tutto è avvolto nel fuoco
In preda al panico ognuno cerca scampo
si muove facendo ondeggiare la barca pericolosamente.
Mio Dio, spingono da ogni parte
faranno cadere qualcuno fuori bordo,
sento che cadrò anch'io in mare, fermi fermi !!!
Quando la barca si rovescia l'abbraccio dell'acqua è gelido.
Mi muovo per tornare a galla, per riprendere fiato.
Un turbine di gambe e bolle d'aria si muovono impazzite.
Qualcuno si aggrappa a me disperatamente per salvarsi la vita
Mi si avvinghia addosso,
mi blocca i movimenti, mi trascina con se giù dentro il buio più profondo.
Sento il terrore che mi assale e non posso liberarmi.
Mi chiamo Osman Dee, ho 19 anni.
Sono un uomo, ho un nome e questa è la mia storia.
Sono morto a Lampedusa ad un passo dalla terra dei miei sogni
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