lunedì 9 febbraio 2015

Sono stato bambino x



I cirri si sfilacciano nel vuoto soffitto del cielo.
Sembrano filamenti bianchi da raccogliere
intorno ad un bastoncino di zucchero filato.
L'azzurro soffre di un pallido languore,
tra i lividi graffi rimasti abbandonati nell'aria.
Uno sfondo dorato su cui sfilano i ricordi,
il chiodo nel quale restano appesi i colori,
gli odori e i suoni ancora percettibili di un tempo.
Con il naso all'insù a spiare la luce del sole
e cogliere la bellezza di tutte le meraviglie.
Più tardi giungerà anche il grigiore dei giorni .
Se muovo la polvere, riaffiora il ricordo
giovanile di una delicata Primavera.
Sui vividi ciottoli del fiume,
mormora ancora il brusio dell'acqua.
Cos'è suono d'arpa o di tamburello ?
Nel silenzio di un'isola lontana dal timpano del mondo.
Solo se guardi a ritroso capisci che la felicità
invecchia tra i ricordi lentamente e risalta
le peculiarità come ad un buon vino..
Tra sfide tentate, imprese riuscite, battaglie perdute,
ricominci da lì ogni volta, con quel primo passo.
Da un sasso all'altro per attraversare il fiume.
Lanciarsi e poi lasciarsi trasportare dal vento.
E correre sui campi di grano dietro ad ali di seta colorata,
nei voli di mille farfalle che danzavano a mezz'aria
Era questo il mio mondo di bambino,
una vita senza mercanzie colorate.
una fervida fantasia come unica compagna.
un prato ricoperto di neve verde
dove scivolavo con slitte di cartone
con tutta l'energia che mi veniva incontro.
E quell'aria che ho bevuto mi ha ammalato di libertà,
per sempre addosso come un profumo,
Terra della stessa terra, acqua della stessa acqua.
un' infinita gioia senza fine, rinata ogni volta fino a ubriacarmi.
C'era troppa aria...
Negli inverni rigidi seppelliti dalla neve.
Nelle primavere che esplodevano di colori.
Nelle piccole cose, nei gesti quotidiani,
senza più sapere abituarmi ai vuoti, alle situazioni scomode,
alla monotonia di vivere con la stessa pelle addosso.
C'era troppo spazio...
Con le montagne alle pareti e il cielo pieno di stelle sul soffitto,
così ho perduto il senso della distanza con gli altri,
senza più saperla annullare.
C'era tanta luce...
E poi il giorno è diventato notte, così tutto ad un tratto
e ho visto cose da non poterle immaginare.
La luna si adagiò sul piatto del sole
spegnendo intorno a me tutto, completamente
e cadde la notte di un altro colore.
Fu come spegnere le luci prima dello spettacolo.
Un brivido nel cuore con lo sguardo rivolto all'insù
verso l'universo che si spalancava.
L'infinito si spogliava illuminato dalla penombra.
...e mi bruciai gli occhi nel guardar le stelle.
Troppo l'incanto per stare dentro il cuore di un bambino.
Il desiderio di quella bellezza mi ha graffiato l'anima,
ed è stata per sempre nostalgia

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