martedì 10 febbraio 2015

a Michele x

a Michele




Quando ti ho visto la prima volta
eri così piccolo che non sapevo da dove cominciare
soffice e caldo come il pane appena sfornato.
Avevi scelto di assomigliare a me
negli occhi, nelle mani, nei capelli, nella bocca,
una grande tracolla piena di tutto
senza chiedermi niente, senza
darmi una possibilità per dissuaderti.
Quell'abito però su di te "cade a pennello"
morbido con un tocco di classe in più
ed il sorriso di una dolcezza infinita.
Sembri il david di Raffaello,
pure se con un paio di jeans e una t-shirt sportiva
Così sono stato io ad entrare nei tuoi panni
senza sentirmi mai all'altezza di indossarli
Vorrei ricordare tutto, pure quel rimorso
e quel bene raschiato via per sempre.
Ero al primo posto avevo un bel vantaggio,
si doveva semplicemente controllare:
partire molto prudenti, senza attaccare,
gestendo il margine con oculatezza e stringere i denti
La schiappa, invece, barcolla e molla.
Non riuscivo neppure a respirare
la salita sembrava interminabile ,
cosi ho visto gli avversari superarmi uno dopo l'altro.
Colpito e affondato avevano centrato tutte le caselle
dove avevo nascosto le mie forze, la mia poca pazienza.
Ho provato a comunicare
ma non ho ricevuto la doppia spunta blu
forse hai solo voluto dirmi "adesso gustati il silenzio"
Sai qual'è il sogno di ogni scrittore?
Avvicinarsi ad una persona che non ci conosce
e raccontarle una storia anche se molto lunga
riuscendo a mantenere viva l'attenzione dell'ascoltatore
per tutto il tempo della storia, senza omissioni di comodo
Quando si fa una scelta non occorre farla in maniera ponderata
perchè il pensiero cambia, si evolve, non da certezze
Occorre farlo con il cuore perchè il cuore non sbaglia mai
ed a ritroso nel tempo, hai subito le sensazioni del momento
ricordando i motivi, i contesti, la sofferenza.
Siamo orfani entrambi di padre e di madre
nella partenogenesi di se stessi, chi può capirti meglio di me.
Conosco perfetti idioti pieni di paure
che hanno avuto entrambi i genitori
nella perenne indefinita ricerca di se stessi
Io che sono nato nell'ultimo spicchio di primavera,
nella stagione dei petali e delle farfalle e dei pollini,
In un tempo di doppiezza, allegria, ironia,
infinite forme di comunicazione, concilizione tra testa e cuore
ho dovuto per sempre convivere con questo peso sul cuore,
Una spada di Damocle affilata sostenuta da un esile crine di cavallo
una goccia d'acqua che cade nello stesso punto finendo per forare il cranio,
una gabbia approssimativamente fatta a forma del mio corpo
In ogni bambino del mondo ho cercato di clonare il tuo volto,
che avesse il tuo bisogno di essermi figlio.
Desiderare viene dal latino "de sidus", "sideris"
sentire la mancanza delle stelle
Il bisogno di riconciliarsi con il cielo, con le mie stelle gemelle

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