martedì 10 febbraio 2015

fuggire dal chiasso






Certo si vede che è un uomo all'antica
prima di parlare... pensa e spesso tace.
Questo è il pericolo delle parole
ognuna ha un valore ed un impegno.
"Sarebbe meglio scivolare con il piede piuttosto che con la lingua
nel primo caso infatti, si macchia il mantello
nel secondo invece, spesso per tutto il tempo l'uomo stesso" [Socrate]
Parliamo.. parliamo..
le parole son troppe e poche le riflessioni
in vetta alla cima di quello che crediamo di sapere
senza conoscerne la gran parte rimasta sommersa
Non c'è tempo nè voglia di approfondire.
Fare conversazione soggiogati dal pettegolezzo imperante
senza un opinione seppure modesta.
In balia di quel vento 
Siamo come piccioni viaggiatori.
trasportiamo notizie senza valutarle 
comprate già confezionate, al mercato.
del narcisismo delle immagini.
che rubano spazio al concetto
al sano confronto da cui la verità sgorga.
Manipolano, distorcono, sviano, deformano
riempiendo il già troppo pieno di tutti.
Non bisogna affidare la vita ad una sola speranza
ma cercare e indicare una strada diversa
assecondare l'intuizione di chi ha una visione migliore.
Fuggire ogni tanto da questo chiasso
da questa guerra moderna di fragore
questa modernità divenuta persecuzione.
C'è necessità di fermarsi 
ed ascoltare
anche per chi ha in mano i destini di una nazione
e dovrebbe dare l'esempio
portarci fuori da questo sconquasso.
Restano muti senza parole
soltanto per i nostri problemi e le situazioni scomode.
Favorevole è tenerle sempre sotto tono
sospese...
Una ragnatela di parole
un inferno per chi vi resta impigliato.
Esodati, cassaintegrati, precari e disoccupati
costretti ad uscire dal mondo del lavoro
vivono sotto la soglia della povertà.
L'Aquila è ancora un mucchio di macerie
una città fantasma
senza speranza di tornare ad essere quella di un tempo. .
Laboratori e centri di ricerca senza più fondi ed investimenti
cercano solo di sopravvivere decimati dai tagli di spesa del governo.
Le giovani menti patrimonio del nostro futuro
abbandonano questo paese accolti a braccia aperte da quei popoli
dove ancora si investe sul valore dell'uomo.
L'abbandono e la malasanità
di chi deve tutelare la nostra salute
pagate con le vite nelle tragedie che accadono ogni giorno.
L'occupazione mai garantita
valore di dignità e diritto sancito dalla nostra costituzione.
Quel lavoro diventato invece assassino
per cui ringraziamo il cielo quando al ritorno sulla soglia di casa
ci rallegriamo per averla scampata un altro giorno.
Organizzazioni malavitose lasciate prosperare
con attenzione e disattenzione.
Condizioni inumane di chi si trova a scontare una pena
in carceri divenuti indegne di accogliere
anche il peggiore tra gli uomini.
Sempre con l'alibi della "crisi" scordando chi l'ha generata
mal governo ed economia sfrenata.
Le parole invece si trovano e tante
per crisi di partiti, gossip e scandali.
Mix di storie di sesso tangenti e ruberie
in cui l'immagine dell'uomo è resa bestiale.
Tutto il resto, la vita di tutti, di tutti i giorni
diventa per loro un contorno
al teatro consunto di cui si credono i protagonisti.
Indagini, processi accuse
affondano una repubblica fondata sul procedimento penale
affrontano senza affrontare il cambiamento, la globalità
a colpi di burocrazia ed inefficienza.
Bisognerebbe ritrovare parole ed idee
per uscire da questo buco nero che ci inghiotte
Non saranno le convention 
nè alleanze di uomini della provvidenza a salvarci,
ma la voglia di cambiare
ricostruendo una comunità con regole e diritto.
La democrazia è impegno, partecipazione, controllo
sono i nostri interessi, i nostri diritti, la nostra vita.
Bisogna ricostruire il pensiero
assumendosi le proprie responsabilità.
Valorizzare le virtù e non il possesso
perché la filosofia della vita è la vita stessa
e la felicità un piacere senza rimorso.
Chi osserva da lassù dall'alto
non ha da esserne fiero
creati per la bellezza
celebrati per la pochezza
in questa straordinaria avventura che chiamiamo vita.

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