lunedì 9 febbraio 2015

estate 2014






Metto sulle ginocchia le foto cominciando a scorrerle, 
come fossero stese in uno di quegli album vecchi 
con le copertine rigide e colorate, 
disposte in sequenza e custodite da fogli di carta lucida, 
così da non sciuparle con il tempo.
Ed ogni foto è un incontro
di ricordi che riaffiorano in superfice e riprendono a galleggiare.
Sorridono sempre e sembra che mi aspettino
ancora lì nello stesso posto.
Senza l'insofferenza per essere state bloccate nei miei giorni
C'eravamo solo noi sotto quel sole d'estate 
e la magia dei pezzetti a caso che coincidono 
che si sincronizzano in quel punto e non in un altro
Un poco di felicità presa in prestito per arrampicarci 
sui binari di una funivia.
pronta a scalare la montagna per noi.
Saliva che è una meraviglia
in quel quadro pieno di alberi e colline verdi 
Sorridevi stordita per quella libertà .
tra cieli liberati e dirupi pieni d'aria
felice, meravigliosamente serena
mentre scattava l'obbiettivo che fissava quell'attimo.
Mi sono rivisto in una sorridente immagine
riflesso in quel vetro che ci divideva
come in un sogno quando dormi e svegliandoti ti dici:
Noooo voglio continuare.
e fai tutto per riaddormentarti, sognando dal punto 
esatto in cui hai lasciato.
In quest'altra foto, lei è dentro l'arcobaleno 
quasi nascosta agli occhi di chi passa,
nebulizzata dallo scroscio di una cascata d'acqua, maestosa,
ma nulla che possa competere con la sua bellezza 
delicata e ancora un po’ acerba.
L'arcobaleno è un pentagramma colorato di
note suonato da una melodia d'acqua,
I nostri occhi si cercano, si trovano. si parlano, 
risalendo quel fiume impetuoso
Immaginandoci stambecchi con il desiderio 
di salire più in alto, per restare da soli, lontani dal rumore del mondo.
con dentro quel palpito condiviso tra sforzo ed emozione 
Così tanto mia da non sentire più i confini del cuore
desiderio d'appartenersi che crea appartenenza
In questa foto, seduta trovando un po d'ombra 
sotto il sole d'agosto, stoica, sorridente piena di energia. 
immersa in quel fresco paradiso, 
Peccato non avessi messo un obbiettivo con il grandangolo,
Sarebbe bastato anche solo allungare lo sguardo 
appena più in avanti, girato l'angolo, dove era il granaio.
Adoro i bambini e ci mancherebbe altro e guai a chi li tocca 
e a chi non li ascolta e a chi non li coccola e a chi non ci gioca 
però d'inverno o con il vento di tramontana.
Se la foto avvesse potuto fissare sulla pellicola quel panorama, l'odore sudato, le arie, le immagini, l'orizzonte giocoso, le grida che si levavano felici, 
i sorrisi, la temperatura, il rossore, quel grano che aderiva sulla pelle come "panatura", un altro tutto, solo un attimo prima.
Allora spiegherebbe ad occhi indiscreti la nostra diversa condizione
tu fresca come una rosa io pronto per essere fritto in quella calura.
Ogni volta la guardo vorrei estrarmi come Artù estrasse Excalibur
quello che avrei voluto fare per te quel giorno.
Un'estate spensierata di cui non restano che cartoline spedite da lontano

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