lunedì 17 luglio 2017

Tutti siamo un po' Peter Pan


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Tutti i bambini appena nascono, sanno di dover crescere. Tutti tranne uno. 
Psicologicamente analizzando il suo profilo estremamente complesso e mutevole, si può ipotizzare che ciò sia dovuto alle devastanti vicende 
personali che fu costretto a vivere durante la prima infanzia. 
Vicende che devono aver avuto un impatto così profondo,
da giustificare l'indole problematica e schiva insita nel suo carattere,
fisiologicamente portato ad allontanarsi da ogni dimostrazione d'affetto
e ad isolarsi, in una sfera personale, che tende ad eludere qualsiasi legame
profondo e reale con il prossimo. Un eterno bambino in fuga dal presente,
immerso in una realtà che appartiene solo a lui, dove tutto accade in un momento e ne vive l’incanto con la mente e lo spirito. Anche nelle favole,
le cose, quando devono andar male, per la maggior parte delle volte,
si intuisce subito, dalla piega che stanno prendendo gli avvenimenti.
Non c'è che un solo punto giusto, gli altri sono troppo vicini, troppo lontani, troppo in alto o troppo in basso. Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino, sono le giuste coordinate che conducono all'isola che non c'è.
Per comandare un vascello non si sceglie il passeggero di casato più nobile,
e ciascuno di noi agisce, conformandosi alla propria condizione sociale.
Gli uomini da sempre s'impegnano a correr dietro a una palla o a una lepre.
A Capitano Uncino, togliete ciò che lo distrae e lo vedrete inaridire nella
noia. Egli pur senza conoscerlo, avverte il nulla, ed è davvero una disgrazia
essere tristi a tal punto quando si riflette su se stessi, e non potersi distrarre.
Per fortuna c'è lui, l'acerrimo nemico di sempre, meglio conosciuto
con il nome di Peter Pan.
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PeSte©2017

giovedì 4 maggio 2017

W la Rivoluzione

Questo non è certo un paese per giovani.
E' paralizzato, incapace di reagire.
Attende il declino senza muovere un dito.
Distoglie lo sguardo dall'imminente disfatta. 
Ci sono persone che stanno alla canna del gas.
Camminano in equilibrio sopra un filo sottilissimo,
consapevoli che se si spezzerà e cadranno,
non ci sarà possibilità alcuna di potersi rimettere in piedi.
Questa è una civiltà senza più civiltà,
"serva e di dolore ostello,
nave senza nocchiero in gran tempesta,
non donna di province ma bordello"
Dante la vide così e così è rimasta,
con le stesse "magagne" di sempre.
In perenne attesa dell'uomo della provvidenza.
Non importa quanto talento abbia,
quanto le sue idee siano geniali,
non è questo che conta...
Abbiamo un debole per la "carognetta" di turno,
con il profilo personale in regime autoritario,
pronto a predicare la "crescita" mentre siamo in "declino".
Con l’uso del dileggio e dell’insulto e mascalzone quanto basta.
La sua immagine pubblica è ridanciana e goliardica.
Non ama il basso profilo, non evita le telecamere,
non parla a bassa voce, non coltiva le virtù della pacatezza,
dell'equilibrio e della prudenza.
Certi valori dell'individuo e la dignità
non devono essere caratteristiche essenziali
richieste dal suo curriculum poiché è cosa nota,
che fare la carogna in politica paga sempre.
Quando ero giovane ero convinto
che ci sarebbero stati margini di miglioramento.
Qualcuno avrebbe fatto la differenza.
Cambiato le cose. Abbattuto i privilegi.
Non è andata così.
Questi cialtroni ostentano il clientelismo senza vergogna.
Aprono porte, stringono mani, chiedono e ricevono favori,
spinti da un’ambizione sempre più sfrenata.
Occorre liberare la rabbia, liberare l’indignazione.
Smettere di sperare e fare la rivoluzione, quella vera,
quella che noi italiani non siamo mai stati capaci di fare.
Regrediti al feudalesimo, era storica di privilegi e delle caste.
Era storica d'insieme di legami personali e politici.
Era storica di infinite gabelle.
Di ricchi troppo ricchi e poveri troppo poveri
e lo "jus primae noctis" il diritto del Principe
di usufruire della prima notte di nozze con la sposa,
che presto sarà promulgato
se resta questo il sistema con cui andremo avanti.
Solo la rivoluzione riesce a cambiare le cose,
come quella francese del 1789,
che somiglia un po' al nostro Risorgimento.
E' giunto il momento di fare il Ripristino.
Della legalità, dei diritti fondamentali sanciti dalla costituzione,
di smontare questo baraccone che umilia,
toglie ogni decoro a questo Paese, che è il mio Paese.
Non c’è più spazio per il silenzio, non c'è altro tempo da aspettare,
pronti ad essere persone libere e a menare le mani se occorre.

martedì 25 aprile 2017

Scrivere


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Suona strano ma non lo è.
Le persone più introverse, 
possono essere raffinati interpreti dell'arte del dire,
non perché padroni dell'arte oratoria,
anzi è quasi sempre il contrario.
Colpiti dal fascino del linguaggio,
dalla combinazione infinita delle argomentazioni,
dalla capacità di scegliere le parole,
orientati verso una figura retorica piuttosto che un'altra,
sono capaci di cogliere l'aspetto proprio e improprio,
di ogni parola, da aggiungere o togliere al risultato,
che suonerebbe sfocato e stucchevole.
Vorrei essere come uno di loro, essere un poeta,
nello spazio chiuso della solitudine.
Immobile nella riposante penombra,
in attesa che la sua musa ispiratrice venga a fargli visita.
Nel magico sfavillio di piccole luci scintillanti,
che avvolgono con il loro gioco di luci ed ombre,
e lentamente scendono su di te per accenderti l'ispirazione
... a quel punto basta solo allungare la mano,
per cogliere e realizzare qualsiasi sogno.
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PeSte©2017

Il lato B

Ovunque lo noti lo guardi, se lo guardi lo giudichi, 
piccolo o tondo, 
pera o pesca, o a mandolino,
è la forma anatomica di lei più bella,
che elogi o la mortifichi,
ma da che mondo è mondo viene notata più di un bel visino.
In quest'epoca buia della civiltà,
tabù per ogni sognatore,
se le guardi negli occhi sembrano diavoli non donne,
e di certo c'è che ognuna di loro sa bene come metterti ko.
Nel gioco delle parti illudono che sia tu il predatore,
e come lo scorfano una volta preso nella rete,
sarai rigettato a mare se non sei uno ok.
In ogni donna c'è qualcosa di allegro,
che spesso tracima, trasborda, straripa, tracolla, traballa.
se hai tutto quello che lei sogna,
lei ti fa sognare davvero,
sulla giostra dove sali,
gira la testa e sembra che il cuore sballa.
Per sempre agli antipodi e per questo attratti
in amore uguale zero speranze,
una lo vede simbolo del cuore l'altro lo rovescia,
il punto fermo nell'immaginario dell'uomo,
da cui la donna prende subito le distanze,
irritata d'avere un bersaglio la dietro dove finisce la coscia.
Bisognerebbe chiudere certe opere d'arte in cassaforte,
invece di farle girare liberamente per strada,
tenendo lontane quelle lumache,
che le sbavano dietro per farle la corte,
ricordando che non è solo la lingua
ad uccidere più della spada.
Contemplando,
diventa recente anche l'antico,
la giovanile bellezza,
le ostinazioni d'un mulo,
gli occhi ansiosi guardano con piglio romantico,
la parte anatomica di lei più bella: il suo bel culo.

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PeSte©2015

sabato 22 aprile 2017

A misura d'uomo


Doveva essere questo istante, e questo istante è,
quest'istante sarà. Da oggi in poi, sarà per sempre,
fino alla fine del tempo, per l'eternità,
Consapevole di ciò che sono, unico,
con caratteristiche irripetibili.
Un capolavoro che non ha prezzo.
Le opinioni degli altri su di me: incomprensioni.
Il mio unico scopo è di cambiare i giorni che mi restano,
da scegliere uno ad uno e metterli in fila.
Con un laccio da stringere sopra ogni ferita,
per fermare ogni emorragia e continuare a vivere.
E' così che ho imparato a sopportare la pena,
al contrario di chi preferisce chiamarla soltanto noia.
Benvenuto nel declino,
anche se non si rinnega niente della storia
che ci ha portato fin qui.
Ora stai pure comodo dentro ai tuoi giorni,
di una taglia più grande, così che non tirano le cuciture.
Ti preoccupi di star bene, di non avere sorprese,
magari non è proprio la vita ben attillata dei tuoi gusti,
ma così hai tutto il tempo per dedicarti ad altro.
In fondo tu un vestito ce l'hai e l'hai sempre avuto,
non hai bisogno di andare in cerca per negozi.
Certo se avessi scelto con più accuratezza
avresti preso sicuramente un altro modello,
ma poi dovevi restare in perfetta forma e non sgarrare mai.
E non è questo alla fine che cerchiamo tutti,
un abito comodo che permette di muoversi in libertà?
Tu dici che volevi un abito dalla linea originale
quello che ti faceva sentire unico,
ma poi non hai trovato la stilista giusta:
quindi ti sei accontentato
di una vita da grande magazzino.
Costa poco,
materiali di seconda scelta, appaga poco.
Ogni volta che la indossi
per far si che sembri più accurata,
la lavi, la stiri, riattacchi un bottone.
Con il tempo lei sbiadisce, diventa lisa:
certo una vita fatta così non regge,
poca spesa poca resa.
Non ti fa sentire te stesso. Resti nudo.
Hai voglia di continuare a dare la colpa al fabbricante,
sei tu che hai scelto e non prestavi attenzione,
perciò ora trovati qualcosa da metterti addosso;
Che sia roba buona, che ti appaghi, ti dia calore,
non ripetere lo stesso sbaglio di allora
quando pensavi che il meno peggio
fosse ancora una scelta possibile.
Impegnati ora che hai imparato,
ora che sai che è meglio
una autobiografia scarna, ma intensa,
ad una storia che riscrivono tutti uguale,
anche se sembra più ricca e interessante.
Meglio un peccatore sincero e coerente
che tanta "bella" gente piena di cerone
per non farci vedere la loro vera "pelle"
Fatti una vita su misura,
intreccia i filati migliori, suda per il tuo prototipo.
Scegli accuratamente i particolari.
Sarà il vestito della festa,
quello che non vorrai mai buttare
nemmeno quando sarà vecchio e pieno di buchi,
che sentirai speciale ogni volta che lo indossi
ammirando ogni giorno le sue fattezze,
le perfette cuciture e il pregiato tessuto.
Non trascurare nemmeno il colore che è importante.
Non scegliere il bianco e il nero.
sono tinte assolute e definite
che non ammettono associazioni di idee
poiché questo le snatura.
Scegli dei colori che hanno un linguaggio tutto loro,
non temono di attenuare o accentuare la loro tonalità,
nemmeno di unirsi insieme per formare qualcosa di diverso,
sicuro che sul risultato non ci saranno gelosie
e soprattutto che nessuno si sentirà mai oppresso.
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PeSte©2016

The final cut


La vita è come il gioco dello Shanghai ,
se tocchi un'asticella comprometti la stabilità,
poi tutto si ricompone in un nuovo equilibrio.
In principio erano alluvioni. poi furono straripamenti,
e dopo con le esondazioni tutto fu preso di petto.
Furono giorni di immersione, in totale assenza d'aria,
un tunnel che sembrò essere preda di angoscia e tachicardia.
Volevo solo far capire con i gesti e le parole
che il segreto della vita sta nella gentilezza,
nell'attenzione verso gli altri e nella considerazione quotidiana verso chi ami.
Invece di quel nulla che sembra immutabile, mai eroso,
mai trasformato, lento nel tempo quasi eterno.
Sarebbe stato bello cambiare vita per cambiare le abitudini,
il modo in cui ti vedi, come ti vesti e respiri.
Ma cambiare necessita di una buona dose di coraggio,
ti accorgi che la paura è una cosa seria,
perché sta dentro, non rimane fuori.
Ti rivedi sul comodino in una foto d'altri tempi, sorridente,
 ingenuamente convinta di possedere tutto ciò che si poteva desiderare.
Puoi cercare tutta una storia infinita e fantasiosa di scuse
a mo’ di citazioni filosofiche per rinunciare e prendere tempo.
Ti chiedi se non basti dare una mano di vernice,
cambiare le tende, far girare un po d'aria,
voltare pagina ed ecco che tutto torna nuovo.
Dimentichi che eri pronta a saltare e fare un balzo verso il mondo,
volevi fare un salto e farlo per bene,
perché le cose non avvengono mai due volte allo stesso modo.
Mentre si accorciano le distanze e si stringono di più i legami.
lasci che il tempo ti depositi addosso una polvere
che ricopre ogni dove ed entra dentro.
Il DO diesis diventa un RE bemolle
e lentamente abbandoni quei momenti,
che fino ad ora difendevi con le unghie e con i denti.
Nello stadio semplice e primordiale del cuore umano,
in cui credevi di vedere al meglio quale strada scegliere,
la parte migliore di te stava per prendere il sopravvento.
Scegli il compromesso per il bisogno che hai di qualcosa
che risvegli la gravità e pianti ben bene le tue radici sotto terra.
I sentimenti assumono più forza, diventi più introspettiva,
sensibile, inquieta.
Sai che non ci sarà più un'occasione
nessuna possibilità, nessun cambiamento, nessuna crescita:
solo lo status quo in cui ci si crogiola, come si fa
sotto un piumone caldo e soffice nelle giornate più fredde.
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PeSte©2015

mercoledì 19 aprile 2017

Oroscopo Cinese

Sono nato nell'anno del Cane, 
ma non sono né da riporto né da compagnia.
Sono fatto così, né di più né di meno,
sempre al suo posto e mai al posto giusto.
Uno dal passo veloce e dal gesto concreto,
senza posizioni di comodo,
senza compromessi a buon mercato.
Ho la mente pervasa da silenzi e pensieri.
e per quanto cerchi di dare musica alle parole,
le parole non hanno musica.
Mi girano, alla larga!
Avranno visto che sono più stanco e invecchiato.
Lo sguardo lontano e che sto' giù di corda,
e dentro tengo un bel po' di malumore.
I pregiudizi. I preconcetti. I presupposti
giusti o sbagliati che siano, cambiano le cose.
Se ami la pace puoi trovarti cucito addosso
quello che speravo d'essere e purtroppo non sono,
in fondo non tutto per demerito mio,
con un leggero margine d'incerto.
Sono convinti di meritarsi il posto in prima fila,
con quell'abito da giudice che hanno cucito addosso,
sempre un passo indietro per vederti cadere.
Non capiscono che sporcarsi per un ideale
rende una persona fiera.
Non ho un carattere di facile trama,
dicono che alzo la voce, però lascio sempre agli altri,
decidere se vivere in un Inferno o in un Paradiso.
Il tuo bel carattere per loro e' una comodità,
un soprammobile da tenere da qualche parte.
Una scarpa comoda dove poter infilare il piede,
una "macchina" che funziona a comando premi off e la spegni.
Mi sono girato, ho sorriso a metà e preso un po' di tempo,
giusto quello necessario per prendere la rincorsa.
Sono nato nell'anno del Cane e se fai del male ti "sbrano"
A nessuno ho mai chiesto di portare la mia croce.
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PeSte©2015

martedì 18 aprile 2017

Dall'Alfa fino a giungere all'Omega

Questo è un mondo estremo,
diviso dalle lingue e dal colore della pelle,
dalle distese dei mari e dai rilievi dei monti,
dal denaro dei ricchi e dalle bestemmie dei poveri.
Ognuno con una regola assegnata.
Ognuno con il proprio sistema solare.
Dall'Alfa fino all'Omega,
sono per sempre i confini di questo gioco.
Se ti piace immaginare, immagina questo paradosso:
porsi tra due specchi paralleli e contrapposti,
dove la luce rimbalza, avanti e indietro, riflettendo se stessa,
da uno specchio all'altro, prima di raggiungere i tuoi occhi.
Puoi così contemplare l'effetto
di vedere moltiplicare all'infinito il riflesso di un oggetto,
da entrambi i lati.
Stupefacente vero, ma non è ancora lo scopo,
che mi ero prefisso di farvi immaginare.
Sembra un pensiero inconsueto,
ma chi mai amerebbe il consueto,
tanto meno se hai a che fare con la fisica teorica.
Il trattato:
Sono le persone che nessuno immagina pensare a certe cose,
quelle che pensano a cose che nessuno può immaginare,
così complicate che solo loro sono in grado di descrivere.
Fine del trattato.
I mondi paralleli esistono e interagiscono tra loro.
Sono bizzarrie della realtà a livello dei suoi costituenti più intimi,
governati da fenomeni, che spesso fanno a pugni con il senso comune.
Eccomi qui, prigioniero, spolpato dalle donne,
ridotto a un poveraccio senza più speranza,
fino alla fine dei miei giorni, per sempre alla deriva.
Se solo potessi immaginare...
Tutte quelle immagini di me stesso,
riflesse nello specchio dimensionale,
collocate in una miriade di mondi paralleli, tre, dieci, mille,
con infinite discordanze tra una e l'altra.
Differenti identità in cui ognuna ha subito differenti destini,
modificati dalla divergenza sulle decisione prese.
In alcune potresti essere morto di malattia,
in altre hai raggiunto la felicità,
altre ancora hai potuto vivere accanto alla persona amata,
in certe altre l'hai perduta.
Magari una volta o due hai ottenuto una vita più agiata,
grazie ad una fortunosa vincita al Superenalotto.
Esiti diversi nel trascorrere degli avvenimenti successivi,
per sperimentare ogni condizione umana,
uomo, donna, bianco, nero, ricco e povero.
E valutare come hai saputo condurre la tua vita
in funzione di quella condizione, sotto ogni profilo,
senza attenuanti, con tutte le possibili variabili a disposizione.
Poi al termine se desideri inserire,
un Budda, un Dio, oppure la giuria di Xfactor,
che se vuoi, giudica e ti assolve o ti condanna,
libero di farlo a tuo piacimento.
Questa sarebbe una valutazione giusta e democratica,
per capire chi sei veramente. E di questa mia teoria,
spero il Padreterno abbia tenuto conto per fare le sue scelte.
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PeSte©2015

domenica 16 aprile 2017

L'Imperativo del terzo millennio: essere una soluzione e mai il problema.



A voi seguaci di Afrodite io dico: Benvenuti nel terzo millennio,
Era di rinascimento e di espressione d'una nuova Primavera.
La' dove vogliamo che tutto rimanga com'è, occorre che tutto cambi.
Perdonate la pochezza dei miei sunti, la superficialità con cui li scrivo,
aspiro ad immedesimarmi più nella figura del filosofo che dello scrittore.
La mente chiede di darle spazio. Lasciar percorrere e ripercorrere,
i flussi di un ragionamento tutt'altro che rettilineo,
di manovrar vele e timone al fine di tracciare la rotta su questa via,
che tra bonacce e tempeste, fatica a lasciarsi governare.
Come si incaglia il mercantile in lotta contro il mare e il vento,
così le vostre menti sono di fronte ad una nuova era glaciale.
Non tutti ne restano sopraffatti: qualcuno ne trae vantaggio,
qualcuno con risorse materiali perlomeno per non sentirne più di tanto gli effetti, qualcuno con risorse psicologiche morali e spirituali
per continuare a fare delle difficoltà, un momento di crescita personale.
A chi scruta l'arida quotidianità attraverso la lente dell'analisi,
confusa nella polverosità degli attimi, la scopre spesso opaca,
approssimativa, che si dipana tra molte tragedie e pochi trionfi.
La' dove non c'è nulla da contraddire, non si tratta di escludere,
ma di comprendere, comprendere in un'unica immagine di se stessi,
tratti apparentemente inconciliabili. Scelte apparentemente assurde.
Ma ci vuole tempo. Non si arriva subito al dunque.
Non c'è neppure un dunque. C'è solo una coscienza che matura.
Ma quella non la si vede cambiare.
Con un atto di fede e tanta determinazione, credo si debba arrivare
ad una maggiore consapevolezza di sé ed impegnarsi,
per essere sempre una soluzione e mai il problema.
E per vivere nel migliore dei modi il nostro tempo,
senza sprecarlo in inutili rivendicazioni di se stesso,
senza né vinti né vincitori, senza dominati e dominatori,
schiave e padroni, discriminazioni tra uomo e donna, compiti e mansioni.
Due amici, due compagni di vita, due anime affini.
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PeSte©2017

tra realtà e fantasia

Cercare l'amore ideale non è follia.
Scoprire cosa è, come ti illude, come ti incastra la mente,
se è pura astrazione o una sorta di sogno impossibile.
Sceglie e si impossessa di te che tu lo voglia o no,
entra semplicemente dentro qualcosa che di te e' già parte,
in tutto quello che accade, è già accaduto e accadrà ancora.
Chi idealizza, nella propria mente crea una linea sottile
lungo la quale realtà e fantasia si ignorano,
duellano, l'una contro l'altra, fintanto che si annullano,
impossibile trovare il modo per farle coesistere insieme.
In Danimarca ci sono due mari che non si mescolano mai: potere della fisica. 

O forse è giusto così. che le cose combacino,
prendano la stessa forma, s'incontrino, ma non defluiscano l'una nell'altra.
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PeSte©2017

giovedì 6 aprile 2017

I Signori della Guerra

In quale tenebre di vita e tra quanta sofferenza, 
si consuma questa nostra esistenza.
Basta guardare nostra sorella Morte, 
adoprarsi notte e giorno, con soverchiante fatica,
per far fronte alla follia del genere umano.
Quanto spreco di vita per non esserne all'altezza.
I Signori della guerra non temono i fragori delle armi,
né i crudeli dardi dei loro marchingegni alati.
Audacemente si aggirano tra i re e i potenti del mondo,
consapevoli del dolore che arrecano,
del male che procurano e della morte che causano.
Riveriscono il fulgore che si irraggia dall'oro,
allettati di propagare la loro stirpe, che ogni cosa,
come debellata, sia costretta a sopportare e a patire.
Camminano ciechi nell'oscurità per non servire la luce,
addobbati con ciottoli, pietre e monili, per assurgere
a somma ricchezza e impadronirsi del potere,
illusi nell'ascendere che si possa rivaleggiare di nobiltà.
Ignavi che alla natura del corpo a nulla giovano le sue ardenti febbri,
cessate, dunque, rigettate dall'animo questa dottrina,
ponderate tutto con acuto giudizio; e, accingetevi a contrastarla.
Avvilite dunque il vostro animo per queste misere spoglie,
che la pietosa Morte silenziosamente raccoglie,
di prematuri corpi a cui strappato è il diritto sacro alla vita,
giacché la loro morte soverchia l'intima legge della natura.

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PeSte@2017

sabato 11 marzo 2017

Il concerto di Primavera


L'Inverno esala un ultimo gelido respiro,
un peccato veniale che dal mondo non verrà perdonato.
L'orchestra più meravigliosa è come impietrita e così rimane.
Il concerto di Primavera, la più esigente tra le stagioni,
sembra un evento impossibile da comporre,
L'impeto dell'entusiasmo viene così spezzato.
Gli artisti resi afoni e intorpiditi dal freddo.
I voli dell'ispirazione violentemente rigettati a terra,
e i più nobili ardimenti di nidificare e metter su famiglia,
arrivati a questo punto, mi chiedo, non siano irresponsabile follia.
Non c'è dubbio che l'opera sembra un emerito fiasco,
e il compositore debba riscrivere immediatamente lo spartito.
E nell'angustia del momento, si fa quello che s'è potuto,
che la musica sembra essere la più esigente tra le arti,
di sicuro la più difficile da coltivare. Nel silenzio dell'attesa,
i venti convengono d'eseguire leggere indicazioni di movimento,
un allegro assai, al contrario di quel che è segnato nella partitura.
Ecco un'aria, non di azoto, non d'idrogeno, non d'ossigeno,
è la natura che si ridesta, la Primavera che danza leggera,
nella misura a quattro tempi di battuta per l'orchestra.
Il suono stridulo delle rondini,
quello dei primi violini posizionati sul davanti a destra,
Le voci dei bimbi, gioiosi di giocare finalmente all'aperto,
quello dei secondi violini sul davanti a sinistra.
Le campane a festa nel suono di un giorno senza scuola,
sono i toni dei flauti e gli oboe.
Il battito d'ali delle api che ronzano a sciami sulle corolle dei fiori,
imitano i clarinetti e le viole
Le arpe melodiose e fantastiche sulle ali di farfalla dai mille colori.
La doppia fila di violoncelli e contrabbassi,
il suono gioioso dell'acqua che scorre sui ciottoli.
La pioggerella leggera il timbro delle tube posizionate dietro le viole.
Le trombe, le cornette, i tromboni,
sono le urla del vento che dicono "dai vieni fuori",
nella moltitudine delle sonorità degli strumenti,
che madre natura ha donato ai loro corpi.
E' l'apoteosi della natura, un crescendo di luce e di colori,
lo straordinario concerto di Primavera.
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PeSte©2017

sabato 18 febbraio 2017

Capitolo I. test di scrittura


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Mi chiamo Gaston Javier. Considerando gli anni e l'esperienza dell'epoca, voglio raccontare ciò che accadde nel lontano 1934, restando attento a cogliere umori e sensazioni e fare partecipi voi di un caso tutt'ora rimasto irrisolto. A quel tempo ero commissario della divisione criminale di Parigi. Il tempo non è che un velo leggero di pulviscolo. Attenua, insabbia fino a nascondere le ferite e i ricordi. Togli quella polvere ed ecco che riaffiorano i personaggi, i luoghi del passato. In una notte tempestosa senza luna e senza stelle, sferzata dal vento e dalla pioggia battente, una piccola barchetta, fatta di fogli di giornale, galleggiava sopra un rivolo gonfio di pioggia. Scendeva lentamente lungo il perimetro di pietra di un marciapiede, incessantemente bombardata da gocce d'acqua così insistenti, che avrebbero finito prima o poi per affondarla. Urtando i ciottoli ammucchiati sul margine della strada, finì per incagliarsi tra le dita di una mano sporgente, che non dava alcun segno di vita. La forma piccola e affusolata apparteneva ad una donna e dalle ferite era evidente si fosse protetta con le mani, mentre le venivano inferti fendenti con la lama di un coltello. Il corpo era riverso in una pozza di sangue, trasudato dalle vene si era lentamente diluito a contatto con l'acqua. Il viso irriconoscibile era coperto da un ammasso di capelli biondi sparpagliati sulla pavimentazione in forma di semicerchio. L'arte dell'origami, del piegare la carta senza né forbici né colla, era il marchio di fabbrica di un assassino crudele e senza scrupoli. E anche senza coscienza, visto il modo in cui aveva operato, la sua efferatezza, segno di un odio esasperato, profondo e senza redenzione. Si udiva indistintamente le gocce d’acqua suicidarsi contro la tesa del tessuto sintetico del suo cappello, un borsalino liso e nero nel rispetto della migliore tradizione. L'uomo estrasse il coltello dal corpo della vittima, lo pulì accuratamente, ripiegò la lama che sparì dentro la tasca dell'impermeabile. Con le dita della mano, prese la tesa del capello, l'abbassò sugli occhi, si strinse nelle spalle per ripararsi dalla pioggia e si allontanò dal luogo del delitto. Di lì a poco il vento cessò e la pioggia smise di cadere. Un silenzio irreale scese lentamente sulla scena. Si udì solo lo sciacquio degli ultimi rigagnoli d'acqua inghiottiti dai tombini e i lievi rumori intimi della pioggia che si allontanava. Il suono distante dell'antico campanile rintoccò le tre, allorché avvertiti da un clochard, arrivammo sul luogo del delitto. La donna era morta fu l'unica conclusione certa a cui giungere e si trattava di omicidio. Da mesi noi della polizia brancolavamo nel buio. Gli omicidi si susseguivano ad intervalli regolari, uno dopo l'altro ed erano opera della stessa mano. Si trattava di un regolamento di conti? Per quanto impegno mettessi per risolvere il caso, non riuscivo a togliere un ragno dal buco. L'assassino non era uno sprovveduto, preda di una mente contorta, al contrario era un professionista, freddo e calcolatore che si guardava bene da lasciare il minimo indizio. Era chiaro che non aveva nessun vantaggio ad attirare l'attenzione su di sé, nel metodo operandis dei serial killer. La vittima doveva avere circa trent'anni, di razza caucasica, la corporatura esile, l'altezza medio alta. Apparentemente non aveva subito violenza sessuale. Sul corpo erano presenti numerose ferite da taglio, di cui una mortale all'altezza del cuore con la lacerazione del pericardio, fu ciò che appresi più tardi. Era una bella donna. Un misto di pietà e rammarico si impossessò di me. L'assassino non aveva avuto compassione per la sua bellezza, né l'aveva risparmiata con la sua crudeltà. Informai via radio l'operatore della Centrale perché inviasse un carro funebre. Una Citroën DS break nera giunse silenziosa alle prime luci dell'alba. Scesero due becchini incaricati di provvedere a togliere il cadavere. La salma fu adagiata in una cassa di legno, più tardi sarebbe stata ricomposta nella camera ardente. La donna sarebbe stata lavata, ripulita dal sangue e riportata alla sua naturale bellezza. Nel giro di dieci minuti, eravamo andati via tutti. La scena del delitto riprese la sua monotona identità come se nulla fosse accaduto.

venerdì 17 febbraio 2017

Tema: I "7" difetti di Venere

A guardarla per ore, mentre l'accarezzo con gli occhi,
mi accorgo di scoprire che lei ha “7” difetti, 
che la rendono diversa da ogni altra.
Uno dei desideri di più vivida speranza nel cuore d'ognuno
è vedere il proprio amato prostrarsi ai tuoi piedi. 
I suoi, hanno il secondo dito più lungo dell’alluce, 
un piedistallo di iperbolica alterazione,
che a parere del giudizio critico dell'arte 
è ritenuto più bello esteticamente di ogni altro,
a tal punto da definirlo "piede da modella".
Se con il tempo si giunge a fare pace con tutto, 
accettare un difetto di sé è un lungo percorso spirituale.
Riuscirci sarebbe un notevole risultato, 
specie se scopri di avere nella parte bassa della schiena,
due fossette, due incavi simmetrici,
in una parte femminile già di per sé così evidente e soppesata.
D'accordo sono soltanto fievoli anomalie, 
piccole imperfezioni, come i comunissimi nei, 
chi non ne possiede in fondo?
Non fosse che lei ha una costellazione sparsa qua e là 
in ogni parte del corpo, un indice di buona salute, certo,
ritrarla così com'è però, richiederebbe pazienza, 
concentrazione assoluta e sguardo fisso in avanti,
affinché non svaniscano dietro qualche ansa sinuosa.
Nella rocambolesca casualità dei dadi può accadere,
di spiegare determinati fenomeni piuttosto che altri,
e giungere in fine alla conclusione 
che tutto quello che c'era da scoprire è stato scoperto.
Lo stesso corpo di lei che ha due linee addominali oblique, 
con una "v" visivamente esplicita , 
da doverla ritenere un'arma di seduzione di massa, 
così temuta per l'effetto che avrebbe sul buon costume, 
da intimarle il divieto di esporla, 
senza un'appropriata autorizzazione.
Ce ne sarebbe già abbastanza, ma per finire non basta. 
Aggiungo ricordando che fin da piccola,
non afferrava come le mani da pianista,
si riconoscessero da tutte le altre mani.
Dita lunghe, più del palmo, 
in cosa consiste la bellezza di quelle mani,
nella loro mobilità cosi espressiva, 
di saper ballare come ballerine quando le altre sono papere, 
di essere aristocratiche quando le altre sono plebee?
Immagino di seguirle con gli occhi, mentre cabrano, sfarfallano, 
planano leggere sulle fantasmagorie di tasti bianchi e neri,
per poi accorgersi che nella realtà l'unico movimento 
che le viene naturale è un ventaglio di dita che si chiude, 
nel vasetto ancora aperto della crema per la notte. 
Dal mio punto di osservazione vedo il suo sguardo. 
Incrocia le mie riflessioni, con una certa allure sognante. 
Un'asimmetria in grado di mandare a vuoto 
l'ago della bussola del polo magnetico, mentre le parli 
e cerchi di indovinare a quale occhio rivolgerti.
Tra queste note dolenti, spiegami con quale coraggio 
non teme di mostrarsi per come è veramente.
E' forse convinta di poter fare di testa sua?
Dal più piccolo gesto quotidiano, come starsene in tuta, 
struccata e con i capelli in disordine,
fino al non curarsi di farsi accettare dagli altri. 
Spudorata, sarebbe capace di una simile sfrontatezza? 
A sentir lei rispondere, dice che non c’è niente di più bello,
che bisogna attrarsi per ciò che si è, e non per tutto ciò che si offre.
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PeSte©2017

domenica 12 febbraio 2017

Le favelas

Noi viviamo nel nulla, dove prima della luce, 
prima delle stelle, abitavano gli angeli.
Il cielo per vestito e vuoti argomenti di vite distanti. 
Luoghi, quello sì, che potresti dire che t’appartengano
con la stessa forza con cui tu appartieni a loro.
Niente che assomigli a quel Paradiso multi verso,
inconsapevolmente sposato alla logica del mercato,
infinitamente povero di relazioni.
E poi l'ozio dell'amore, così inadatto alla nostra tempra randagia,
o quantomeno una falsificazione o una metafora della realtà.
Come è possibile, allora, per noi cantare la bellezza della vita?
Amare la musica e la danza, l'allegria, la convivialità,
se vaghiamo nell'immondizia delle discariche a cielo aperto,
tra Inferno e Paradiso e non poter scegliere da quale parte stare.
Nelle nostre vite lacerate dalla povertà,
dalla fame, dall'abbandono, dalla violenza, dal degrado,
e nella povertà esprimere tutto il bisogno di realizzare la bellezza?
Su questa collina dove non esiste un Dio
che si occupa del tuo destino e delle tue azioni.
Non si affatica e non si stanca per noi.
Così pieni di difetti, frustrazioni, dolori, gelosie, invidie, follie.
I nostri cuori, chiusi con la ceralacca, si spalancano d'improvviso
per un gesto nobile e sincero,
una luce si fa largo nel buio e la fiamma arde e vive
e riscalda più di ogni altra.
Chiedi a cosa è dovuto questo miracolo?
Consapevole che non gira tutto intorno a te,
e la tua anima non può essere rigida e irremovibile.
Che è la morte che da significato alla vita
 e che il tuo tempo presente da condividere è così breve.
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PeSte©2017


La Torre

Ognuno di noi cerca di scrivere la propria storia, 
di colmare il vuoto dentro questo incoerente disastro.
con l’identikit perfetto, quello di un personaggio a fumetti,
che permette al lettore d'immedesimarsi nel racconto.
Un susseguirsi di vicende zuppe di gesta eroiche,
di imprese e di avventura, ma anche di cocenti delusioni,
non c'è supereroe che non nasconde nell'armadio
lo scheletro di una sconfitta, di un doloroso graffio,
che resterà per sempre inciso dentro al petto,
segno indelebile dei suoi trascorsi.
E i suoi due più acerrimi nemici: l’invecchiamento e la prudenza,
che incessantemente lo incalzano e lo cecchinano
in una lotta impari, che tra loro non ammette tregua.
che dura e perdura fintanto sarà morto e cento volte ancora.
Fin quando nei tarocchi spunteranno le infuocate Torri,
che sembreranno minacciosi minareti di sventura.
Crollano le difese, ciò che pareva solido e sicuro
ad un tratto si rivela fragile e transitorio.
Occorre trovare un altro luogo in cui abitare,
un'altra vita da condurre, tutto viene azzerato,
tutto ricomincia da capo.

sabato 11 febbraio 2017

Io e Lucrezio, testo a due mani

Le leggende ti trasportano con sé fin quando la realtà 
scompare alla vista e svanisce nel nulla della vaghezza.
Ed è allora che una parte di verità si trasforma in fantasia
e le cose infinite sono frutto della nostra immaginazione.
La mente in volo plana come un aeroplanino di carta,
dall'alto osserva il mondo suddiviso in perfette geometrie.
È dolce, mentre nel grande mare i venti scompigliano le acque,
contemplare da qui la faticosa vita delle umane creature,
non perché il tormento di qualcuno sia un giocondo piacere,
ma perché è dolce vedere da quali mali tu stesso sia immune.
Non c'è aurora boreale né tempestosi tornado sull'Oceano,
nulla è più piacevole che star al sicuro tra queste soavi nubi.
che se riempite di musica celestiale sembreranno il Paradiso.
Ahimè se solo non volgessi lo sguardo qua e là
e veder coloro che vanno alla ventura
nel periglioso percorso della loro vita,
intenti a gareggiare d'ingegno, a rivaleggiare di notorietà,
ad adoprarsi notte e giorno con soverchiante fatica
per assurgere a somma ricchezza e impadronirsi del potere.
In quale tetro sudario consumano le loro menti e la loro esistenza,
con lo sguardo rivolto, ora che il tempo arride e la bella stagione cosparge di fiori le erbe verdeggianti, a non aver occhi per vedere che null'altro.

PeSte©2017

domenica 29 gennaio 2017

Una mente aperta.



E' al sapore di agrumi zenzero e miele.
In realtà di un limone con foglia e dalla buccia erta, 
strizzato a mano nello spremi-agrumi, 
a cui aggiungo miele e zenzero
per qualche minuto macerato nell'acqua bollente.
Sorseggio in silenzio per gustarne l'aroma vellutato
e le spine puntute di piccante giudizio. Senza tivù, né musica.
Solo i fragori esterni s’intrufolano quasi a dispetto,
sotto un cielo assai nuvoloso, di un grigio antracite chiaro,
che umido struscia sulle pareti attempate e ossidate degli edifici.
Apro la finestra per cacciare il buio dalla stanza.
Una volta si doveva vedere tutto da lì.
Lo sterrato, i prati, gli alberi e le montagne sullo sfondo,
ridotti ad una moltitudine di capannoni insapori e silenti.
Il buio non esiste di per sé, è solo mancanza di luce.
Non è il buio che rabbuia l'esterno è la luce che entra dentro.
Mentre l'ultimo sorso mi attraversa il velopendulo,
penso che le idee vanno soppiantate con idee nuove
e da una nuova concezione dell'uomo e del mondo.
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Peste©2017

Il Rasoio di Occam



Ma come tutto sembra diverso.
parole ed espressioni,
un tempo di dominio e uso comune, 
sono a rischio oblio ed estinzione.
Quelle in eccesso hanno il sopravvento,
nell'inutilità di spiegare un dato fenomeno,
quando i termini iniziali sarebbero già sufficienti,
Se infarcire il discorso evidenzia una certa originalità,
elude allo stesso tempo sinteticità e semplicità.
E per quanto concerne la nostra soglia d'attenzione,
che dura meno di quella di un pesciolino rosso,
è inutile presentare la tua idea di vita o di morte
se non la puoi sintetizzare in pochi secondi.
Pochi attimi possono decidere la tua sorte,
nella poesia, nella musica e anche nell'amore.
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PeSte©2017