venerdì 17 febbraio 2017

Tema: I "7" difetti di Venere

A guardarla per ore, mentre l'accarezzo con gli occhi,
mi accorgo di scoprire che lei ha “7” difetti, 
che la rendono diversa da ogni altra.
Uno dei desideri di più vivida speranza nel cuore d'ognuno
è vedere il proprio amato prostrarsi ai tuoi piedi. 
I suoi, hanno il secondo dito più lungo dell’alluce, 
un piedistallo di iperbolica alterazione,
che a parere del giudizio critico dell'arte 
è ritenuto più bello esteticamente di ogni altro,
a tal punto da definirlo "piede da modella".
Se con il tempo si giunge a fare pace con tutto, 
accettare un difetto di sé è un lungo percorso spirituale.
Riuscirci sarebbe un notevole risultato, 
specie se scopri di avere nella parte bassa della schiena,
due fossette, due incavi simmetrici,
in una parte femminile già di per sé così evidente e soppesata.
D'accordo sono soltanto fievoli anomalie, 
piccole imperfezioni, come i comunissimi nei, 
chi non ne possiede in fondo?
Non fosse che lei ha una costellazione sparsa qua e là 
in ogni parte del corpo, un indice di buona salute, certo,
ritrarla così com'è però, richiederebbe pazienza, 
concentrazione assoluta e sguardo fisso in avanti,
affinché non svaniscano dietro qualche ansa sinuosa.
Nella rocambolesca casualità dei dadi può accadere,
di spiegare determinati fenomeni piuttosto che altri,
e giungere in fine alla conclusione 
che tutto quello che c'era da scoprire è stato scoperto.
Lo stesso corpo di lei che ha due linee addominali oblique, 
con una "v" visivamente esplicita , 
da doverla ritenere un'arma di seduzione di massa, 
così temuta per l'effetto che avrebbe sul buon costume, 
da intimarle il divieto di esporla, 
senza un'appropriata autorizzazione.
Ce ne sarebbe già abbastanza, ma per finire non basta. 
Aggiungo ricordando che fin da piccola,
non afferrava come le mani da pianista,
si riconoscessero da tutte le altre mani.
Dita lunghe, più del palmo, 
in cosa consiste la bellezza di quelle mani,
nella loro mobilità cosi espressiva, 
di saper ballare come ballerine quando le altre sono papere, 
di essere aristocratiche quando le altre sono plebee?
Immagino di seguirle con gli occhi, mentre cabrano, sfarfallano, 
planano leggere sulle fantasmagorie di tasti bianchi e neri,
per poi accorgersi che nella realtà l'unico movimento 
che le viene naturale è un ventaglio di dita che si chiude, 
nel vasetto ancora aperto della crema per la notte. 
Dal mio punto di osservazione vedo il suo sguardo. 
Incrocia le mie riflessioni, con una certa allure sognante. 
Un'asimmetria in grado di mandare a vuoto 
l'ago della bussola del polo magnetico, mentre le parli 
e cerchi di indovinare a quale occhio rivolgerti.
Tra queste note dolenti, spiegami con quale coraggio 
non teme di mostrarsi per come è veramente.
E' forse convinta di poter fare di testa sua?
Dal più piccolo gesto quotidiano, come starsene in tuta, 
struccata e con i capelli in disordine,
fino al non curarsi di farsi accettare dagli altri. 
Spudorata, sarebbe capace di una simile sfrontatezza? 
A sentir lei rispondere, dice che non c’è niente di più bello,
che bisogna attrarsi per ciò che si è, e non per tutto ciò che si offre.
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PeSte©2017

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