domenica 24 luglio 2016
la metafora della vita
Mi sento come un vecchio pistolero
che nel suo vagare di città in città trova sempre
qualcuno che sogna di spodestare il decano.
Una volta era piacevole l'esser cercato per sfidarmi,
la maggior parte di loro era più adatta ad usare
una falce o una vanga piuttosto che la pistola,
anche se con essa hanno scelto di scavarsi la fossa.
Con l'andar del tempo sono diventato sentimentale,
indolente, disattento e ci vedo anche poco.
Così come l'autunno spoglia i rami degli alberi,
il tempo mette a nudo la fragilità dell'uomo
e ciò che allora era fisiologia si è tramutata in patologia.
Ho perso la mia grinta, la voglia di primeggiare,
le cose sono cambiate nel tempo e nella loro natura.
Le iridi ingiallite sotto il cappello da cowboy,
vagano adesso tra le nebbie di una realtà pericolosa.
In sella al mio cavallo bianco, in compagnia del mio tormento,
galoppo sul viale del tramonto, immerso nel silenzio.
Le gesta eroiche del mitico pistolero e del suo codice d'onore
si trasformano pian piano in lamenti, in debolezze ed acciacchi.
E' questa la lirica della vita, la fine della propria epoca,
il sapore crepuscolare dell’ultimo approdo,
per un uomo sul quale il tempo ha avuto il sopravvento.
E' la linea del destino che veloce adesso discende,
e mi chiedo se non sia giunto il tempo di ritirami,
uscire di scena in bellezza dalla porta principale,
prima che qualche pivello arrivi e mi metta sottoterra
a guardare i fiori crescere dal verso delle radici.
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PeSte©2016
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