domenica 31 luglio 2016

Per sempre giovane


Ho un lato adolescente in modalità di on/off, 
pronto ad attivarsi se richiede requisiti minimi, 
quelli standart, forniti dalla casa produttrice.
Ed un bottone messo in un punto preciso,
che mi par di sentirlo, nel mezzo di me,
poco più sopra dell'ombelico,
pronto ad aprire e chiudere il circuito
e a cambiare il corso reale della storia.
Il mio sogno è di vivere per sempre come immortale.
E' quel che mi sono creato per dominare la mia vita
che mi autorizza a pretendere l'immortalità.
nel forgiare la mia età, in battere e levare,
giorno dopo giorno, tra l'incudine e il martello,
al fine di raddrizzare la curva all'ingiù dell'esistenza.
Io credo nell'inganno dell'eterna fittizia gioventù,
con cui sento di avere più empatia e compassione,
e "se non mi rende così folle da farmi mettere
i vestiti a rovescio e tentare di baciare il cielo
fino a piangere, mi aiuterà a vincere
una delle più grandi controversie con la vita"
come dice un vecchio detto, del saggio
che sognò di restare per sempre giovane.

venerdì 29 luglio 2016

Ratatouille

Noi lavoriamo davanti al fuoco,
che purga gli eletti e tormenta i dannati,
in un'atmosfera torrida che talvolta 
supera l'asticella dei cinquanta gradi centigradi,
la stessa del fuoco che arde in Purgatorio.
Siamo Dotti e Maghi, che continuano
ad alambiccarsi il cervello nel mischiare
ingredienti per puro divertimento,
per esaltarne il contrasto e generare nuovi sapori.
Da un piatto all'altro, come anime in pena
in cerca di qualcosa che le soddisfi,
che le gratifichi dentro.
Forse di quel guizzo giusto che a volte serve,
per fare un salto in Paradiso.
Allora l'anima abbandona la retta via,
per perdersi nei meandri della cucina,
nel desiderio senza speranza,
di assaporare qualcosa di nuovo,
ben cucinato, non da menù turistico,
con un sapore particolare, non pretenzioso,
molto ricercato e difficile da trovare.
Et voilà, il pranzo è servito.
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PeSte©2016

Arance & Limoni

Erano vivacemente colorati,
i foglietti quadrati di carta velina 
che avvolgevano le arance di Sicilia, 
quelle destinate all'esportazione.
Rollavo gli angoli creando un conca al centro
perchè assumesse la forma di una tartaruga
e una volta che gli avevi appiccato il fuoco,
saliva rapida al soffitto come una mongolfiera,
ondeggiando leggera, per bruciare in un istante.
Era tutto sotto controllo, anche il mistero
della forza che lievita e ti solleva,
per vedere da quella superba altezza,
la vita di quelli che vogliono salire in alto
e quelli che restano a terra sognando.
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PeSte@2016

mercoledì 27 luglio 2016

La mosca caduta nella tela del ragno

Com'è arduo pronunciare il tuo nome,
così breve che servono meno di due battiti di ciglia
a liberare i miei pensieri più belli,
che si trasformano nel dolce viso tuo.
Amabile è la dolce armonia che ti governa
e non permette al tempo i suoi soprusi,
fors'anche la ravviva agli occhi miei,
e rende a me ancor più caro il tuo volto.
A te che affondi le radici nel mio arido cuore,
a volte mi racconterò di averti conosciuta,
in questa e in altre vite, ma non mi crederò.
Niente avrà più lo stesso sapore di prima.
Ora puoi comprendere cosa prova
la mosca quando cade nella tela del ragno.
Qual donna dimmi è tanto avara di passione
da voler esser la tomba dell’amor suo
e spendere per se' tutta l’eredità della sua bellezza,
la giovinezza prorompente del suo corpo,
le amabili sembianze del suo volto su cui ogni occhio indugia.
Non è forse proibita l'usura a chi ne fa' quest'uso?
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PeSte©2016

Don Giovanni

Conservo il desiderio e la coscienza, 
nel voler soverchiare le pratiche del mondo, 
le pessime abitudini e tutta la sua noia.
In un contesto ormai stanco di se stesso,
l'unico fine delle leggi che lo regolano,
sono di scherzare coi fanti ma di lasciare stare i Santi.
Su di noi la piaga delle stimmate e per loro... il Paradiso.
Io sono un Don Giovanni e ad onor del vero
occorre aver coraggio nel raccontare la mia storia.
Questo è il più grande dono che possa farvi
il dono della conoscenza di ciò che sono,
il dono della mia stessa esistenza
dove l'unico rischio è di prendersi troppo sul serio.
Sono un’ape diligente che nella primavera più fiorita
ha colto l'emozione tra un ventricolo e l'altro
e il cuore di lei gridava inutilmente le sue ragioni,
mentre si lasciava morire tra le mie braccia.
Di certi pensieri che di notte l'avvinghiano al talamo
e la costringono in bilico tra l’uno e l’altro mondo,
nel dover scegliere tra l'essere madonna o puttana.
Sono armi queste che voi non potrete mai possedere,
un'arte segreta, tramandata oralmente di padre in figlio,
di voler prendersi cura di loro, senza prendersi il diritto,
giacchè il sesso è ebbro del potente richiamo del sangue.
Lottare è resistere e vale per ogni essere vivente,
così di lei mi innamoravo, come per ognuna, perdutamente.

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PeSte©2016

domenica 24 luglio 2016

la metafora della vita


Mi sento come un vecchio pistolero 
che nel suo vagare di città in città trova sempre 
qualcuno che sogna di spodestare il decano. 
Una volta era piacevole l'esser cercato per sfidarmi,
la maggior parte di loro era più adatta ad usare
una falce o una vanga piuttosto che la pistola,
anche se con essa hanno scelto di scavarsi la fossa.
Con l'andar del tempo sono diventato sentimentale,
indolente, disattento e ci vedo anche poco.
Così come l'autunno spoglia i rami degli alberi,
il tempo mette a nudo la fragilità dell'uomo
e ciò che allora era fisiologia si è tramutata in patologia.
Ho perso la mia grinta, la voglia di primeggiare,
le cose sono cambiate nel tempo e nella loro natura.
Le iridi ingiallite sotto il cappello da cowboy,
vagano adesso tra le nebbie di una realtà pericolosa.
In sella al mio cavallo bianco, in compagnia del mio tormento,
galoppo sul viale del tramonto, immerso nel silenzio.
Le gesta eroiche del mitico pistolero e del suo codice d'onore
si trasformano pian piano in lamenti, in debolezze ed acciacchi.
E' questa la lirica della vita, la fine della propria epoca,
il sapore crepuscolare dell’ultimo approdo,
per un uomo sul quale il tempo ha avuto il sopravvento.
E' la linea del destino che veloce adesso discende,
e mi chiedo se non sia giunto il tempo di ritirami,
uscire di scena in bellezza dalla porta principale,
prima che qualche pivello arrivi e mi metta sottoterra
a guardare i fiori crescere dal verso delle radici.

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PeSte©2016

sabato 23 luglio 2016

Nel teatro dell'assurdo.

Sono una marionetta nel teatro dell'assurdo,
dove i personaggi si muovono come automi,
vittime del dovere, nell'assenza di vita interiore.
Un giullare, che prende in giro il suo Re,
nel grottesco senso di negare il suo consenso.
Tra le pecore vago sperduto come una di loro,
complice e vittima nella deriva violenta del racconto.
Chi meglio del regista può conoscere l’inizio,
la trama e la fine dei suoi film, in una messinscena,
messa in scena con tutto quello che c'è dentro,
fino all'ultimo rintocco, allo scadere della mezzanotte,
scandita da un esasperato umorismo surreale.
Allora diverrò egoista, bisognoso e interessato,
finalmente ricongiunto alla mia vera essenza.

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PeSte©2016

Il monumento equestre

Ti consiglio di prendermi a piccole dosi,
tanto dove vuoi che vada,
io sono sempre qua intorno.
Scolpito sul mio focoso cavallo, 
bello e statuario, immobile sotto l'ombra dei pini.
Lo sguardo puntato lontano,
ai vasti estasiamenti azzurri dei cieli,
e all'anfrattuosa pioggia che leviga,
i miei labili nascimenti di spuma.
Mi è data la forma, la materia, la sostanza,
non l'instancabile battito che si ripete da sempre,
nel solitario origliare estatico l'orizzonte
immerso nella luce rossa del tramonto.
Sbiadito nel tempo fino a cancellarsi del tutto,
per concludere da trespolo servo alle colombe.

sabato 9 luglio 2016

Lei mi passò accanto

In fondo alla piazza, in ombra nell'arco del portico,
nel vederla passare m’innamoravo di lei ogni volta un po’ di più. 
Percorreva quel tratto di strada scivolando silenziosa, 
corteggiata dal commento privo di galanteria e del buongusto, 
che le giungeva dalle compagnie chiassose di giovani,
di cui non riusciva neppure a ricordare il loro volto.
Tutti uguali, chiusi nei loro abiti, con lo stesso odore.
In lei non c'era niente nell'atteggiamento,
nel modo di vestire e di comportarsi,
che potesse suscitare pensieri men che rispettosi.
E per essere bella lo era davvero!
Il suo sguardo, fisso in avanti,
luccicava nel chiarore del Sole che tramontava dietro le torri.
Persa nel traffico della grande città,
che le scorreva intorno, la guardavo camminare
tra i muri antichi imbrattati di scritte,
immersa nello stridio delle rondini,
sfreccianti tra le gronde delle case.
Senza riuscire ad avere i tempi giusti,
i dialoghi in cui non sbagli una parola,
gli sguardi perfetti e i silenzi impeccabili,
che sogni di trovare per avere il coraggio di fermarla.
La seguivo con lo sguardo mentre si allontanava,
nella scena di un'eutanasia ripetuta giorno dopo giorno.
L'angoscia dell'attesa, la speranza fuggevole di lei.
Soffrivo di un esagerato pudore unito ad una terribile timidezza,
che contribuiva a darmi, un aspetto tetro e cupo,
asciutto e impacciato nel parlare,
a isolarmi introverso e restio ai sentimenti.
Il pensiero di lei mi accompagnava nei miei giri notturni,
con il viso stanco e tirato del giorno prima,
speranzoso di incontrarla da qualche parte, inutilmente.
Una sera prestavo poca attenzione alla gente,
al traffico e al cielo grigio che prometteva solo pioggia.
Lei mi passò accanto, distratto dai pensieri, me ne accorsi in ritardo.
Nel voltarmi notai solo la sua maglietta dei Doors
e che era carina, molto, e non era più da sola.
Mi scoprii solo, sperduto e profondamente deluso,
del passato, dei miei sogni, delle mie speranze.
non rimaneva che un misto di nostalgia e nient’altro.
La morale della storia è che niente
deve essere lasciato andare perduto,
senza un tentativo, perchè una volta perduto lo è per sempre.
Resta la delusione per non aver tentato.
Ciò non di meno la bontà di Dio è tanto grande,
che ci apre un mezzo per ricomprare questo tempo,
la perdita del quale pare senza rimedio.
Il dispiacere che sentiremo,
la compunzione nel cuore,
sarà l'attenzione che metteremo
per non perderlo in avvenire.

venerdì 8 luglio 2016

Dottor Jekyll e mister Hyde


Quando mi sale l'incazzo uso le parole come coltelli.
Forse è tutta qui la spiegazione della mia vita.
La mia lingua si trasforma nella mano d'un chirurgo 
che con un bisturi affilato separa e sceglie,
fermamente decisa ad estirpare il male.
Allora le parole fluiscono come un fiume in piena
che trascende gli argini e sommerge tutto.
E il mondo che mi passa davanti a velocità doppia,
di colpo frena, si inchioda, si stampa nel silenzio che segue,
cerca di metabolizzare quel che è accaduto.
Due esseri completamente all'opposto
mi vivono dentro e si completano l'un l'altro.
Un secondo me, che messo alle strette si trasforma
in un impietoso giustiziere che non vuol concedere sconti.
Sconcio, osceno, stronzo come solo io posso essere.
Ebbro di udire malinconici stornelli stonati.
Ubriaco di verità storpiate che fissano l'immobilità.
Merda che gli ipocriti chiamano vita di tutti i giorni.
Una distesa che galleggia maestosa,
con il lato migliore di sè in superfice.
E sott'acqua nascosta, la parte più voluminosa.

domenica 3 luglio 2016

"Omnia tibi ferat".... tutto porta a te

Un pò di veleno mescolato al flusso del sangue 
serve a renderti meno vulnerabile 
al prossimo morso della vita.
Lo assimili un po’ alla volta
insieme a tutti i particolari, a tutti i momenti,
a tutte le cose dette e non dette.
Funziona come antidoto alle tue illusioni
a cui sei rimasto per troppo tempo
aggrappato, così da farti suggere la tua linfa vitale.
Non c'è nulla che possa renderti immune.
Non serve prendere in considerazione,
ogni paradigma dell'immaginario,
ogni possibile variazione sul tema.
Ho ripensato, ho trasformato, ho riletto,
ho aggiunto, ho tolto e sono giunto alla conclusione,
che non c'è un valido motivo per tutto quel che accade.
Sono soltanto giorni messi a caso in mezzo ad altri.
Ho provato un senso di impotenza.
Devo riadattare la realtà, per non soccombere, enfatizzandola.
Fa bene pensarla così e una volta resa perfetta,
la salviamo per sempre nei canopi della nostra mente,
senza poter aggiungere o togliere altro.
La sigilliamo e viviamo per sempre distanti.
Il tempo farà il resto affinchè lentamente
prenda le sembianze di un ologramma
che si distacca sempre più dal modello reale.
Consapevoli che la realtà sempre fa male.
Ricordi che non è andata come avresti voluto?
E potresti rischiare la stessa figura mediocre e meschina
del vecchio campione tornato all'agonismo.
Per una volta, facciamo che vinca la versione migliore,
di ciò che sarebbe potuto accadere.
Anche se non avremo l'occasione di vederci mai più,
lasciamo intatte le illusioni, crediamo alle promesse, alle parole,
aggiustiamo con la mente quel che sempre il cuore distrugge.
La verità, quella vera, la nasconderemo,
non la diremo a nessuno, nemmeno a noi stessi.
Vivremo per sempre con gli orizzonti aperti
di chi crede nel pensiero, convinti che se l’amore esiste
cercherà di donarci ancora il meglio di se'.
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PeSte©2016

sabato 2 luglio 2016

Ciao amore ciao

Gli amori si perdono...
Anche quando i protagonisti 
si erano ripromessi 
che a loro non sarebbe accaduto.
La felicità è un sistema assai complesso,
un cammino ideale tra l'inizio e la sua fine,
dove consentire all’ordine di sostituire il disordine.
Nei ritmi, in quel battuto,
in quel sentiero magico,
si ha la certezza di ascoltare
la musica della nostra esistenza
e di quella che sarebbe stata.
Ma è cosa nota ormai
fin dalla notte dei tempi
che gli affari di cuore
sono difficili da comprendere.
Se non trovano la strada per esprimersi
si trasformano in un battito di ciglia.
Passano dalla totale complicità,
dalla fusione di due corpi e un'anima,
alla più profonda estraneità e distanza.
Dal conoscere ogni dettaglio dell'altro,
al buio più totale.
Si finisce per ascoltare con distacco,
le medesime voci che ritraevano
tutto il nostro mondo.
E in quella conchiglia
che vive dentro di noi,
resta l'eco di un suono ormai lontano.
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PeSte©2016