Una cattedrale nera, una piazza semi deserta, l’auto alle nostre spalle,
una Renault 4 del 1980, stremata da oltre millecinquecento chilometri.
Intorno una fila di volti con grossi punti di domanda disegnati sugli occhi.
Nemmeno una parola d’inglese, solo suoni inconcepibili per l’ignoranza delle nostre orecchie.
Qualche nuvola minacciosa galleggia da un angolo all'altro della volta grigiastra.
Una lunga strada già fatta alle spalle, una lunga strada da fare di fronte, nel mezzo noi!
Cosa erano venuti a fare tre italiani a Cracovia in Polonia?
Mesi di carteggi, per preparare una lunga serie di timbri da sventolare sui passaporti.
Volevo andare a Gdansk
così per settimane avevo cercato di convincere Moreno e David a condividere il mio sogno.
Eravamo partiti in tre, caricando l'auto all'inverosimile e su verso l’ignoto.
Austria, Cecoslovacchia, Polonia.
Il governo di Wojciech Jaruzelski aveva appena dichiarato l'instaurazione della legge marziale,
dopo solidarnosc e Lech Wałęsa.
Non c'era benzina, c'era poco da mangiare, non è stato il viaggio che doveva essere.
Sosta di due giorni a Vienna per il visto d'ingresso in Cecoslovacchia.
In quel periodo non frequentavo nessuna ragazza, conobbi Stefanie per strada in mezzo ai palazzi imperiali.
Era innamorata dell'Italia e si era invaghita di me.
Ci scarrozzò per la città mostrandoci itinerari diversi da quelli turistici.
A me Vienna non piace, che nessuno si offenda.
Quando scese la notte ci portò a ballare nella discoteca più frequentata della città.
Ressi per poco, non amo i luoghi dove la gente si accalca.
Uscii e rimasi a sedere ad aspettarli sul gradino di un portone.
Di fronte a me una fila di auto in sosta davanti al marciapiede.
Dopo qualche minuto, un vigile giunge sul posto e inizia a multare una per una tutte le auto.
Una, forse gli sfugge o non capisco per quale altro motivo.
Finisce la mattanza e si allontana.
Passa una decina di minuti e arriva il proprietario dell'auto miracolata.
Non vedendo sul vetro la multa inizia a cercarla ovunque, sotto, sopra, di lato.
Si volta verso di me, mi guarda incredulo. Io impassibile.
Sembra dispiacersi di non essere stato multato. Il tizio guarda ancora, niente.
Monta in macchina, parte. Compie il giro dell'isolato e ritorna.
Si ferma, scende dall'auto, si guarda ancora intorno.
Viene verso di me, mi dice qualcosa nel suo idioma che io non capisco.
Per togliermelo dai piedi scrollo la testa e gli rispondo " I'm sorry. I don't understand".
Fortuna che non conosce l'inglese. Monta in auto e finalmente scompare.
E' un episodio che mi è rimasto impresso nella mente,
forse perchè se fosse avvenuto in Italia avrebbe avuto un esito diverso.
Paese che vai usanze che trovi.
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