domenica 27 novembre 2016

Ipocrisia.

Ricordi di quando eri una splendida incosciente
e misuravi l'incoscienza spingendo le tue esperienze oltre il limite? 
Quelli si erano bei tempi.
Aspettavi il rettilineo giusto,
quello con cui poter prendere la rincorsa e lanciarti decisa in ogni nuova consapevolezza, senza curarti se la ricompensa
sarebbe stata proporzionale alla sofferenza,
purché continuasse a fluire adrenalina nelle vene.
Rammenti il bisogno che avevi, di provare quel brivido in più
nell'incertezza di un momento irripetibile?
L'azzardo a cimentarti con te stessa e con l'ignoto
e alla fine tirare quel sospiro di sollievo per lo scampato pericolo,
che ti faceva sentire così vitale?
Hai permesso al tempo di aumentare la tua coscienza
relegando l'incoscienza ad un ruolo sempre più marginale.
Milioni di particelle positive elementari ti hanno abbandonato,
disperse nel vento del sotterfugio, del compromesso.
Guarda come ti sei ridotta. Sforzi quel sorriso ipocrita
per nascondere i tuoi stati d'animo palesemente contraddittori.
Hai perduto quell'unica sorta d'impronta inconfondibile
per cui ogni cosa sembrava avere un nome proprio unico assoluto.
Accetti la resa incondizionata quella che appaga le parti in causa
ed è solita spargere parole concilianti in contrasto con i pensieri,
ma quello che provi tu non è umiltà vera,
è solo un omaggio che il vizio rende alla virtù,
per trasformare la tua apparente moralità nello squallore dell'ipocrisia.
.
PeSte©2016

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