domenica 27 novembre 2016

Ipocrisia.

Ricordi di quando eri una splendida incosciente
e misuravi l'incoscienza spingendo le tue esperienze oltre il limite? 
Quelli si erano bei tempi.
Aspettavi il rettilineo giusto,
quello con cui poter prendere la rincorsa e lanciarti decisa in ogni nuova consapevolezza, senza curarti se la ricompensa
sarebbe stata proporzionale alla sofferenza,
purché continuasse a fluire adrenalina nelle vene.
Rammenti il bisogno che avevi, di provare quel brivido in più
nell'incertezza di un momento irripetibile?
L'azzardo a cimentarti con te stessa e con l'ignoto
e alla fine tirare quel sospiro di sollievo per lo scampato pericolo,
che ti faceva sentire così vitale?
Hai permesso al tempo di aumentare la tua coscienza
relegando l'incoscienza ad un ruolo sempre più marginale.
Milioni di particelle positive elementari ti hanno abbandonato,
disperse nel vento del sotterfugio, del compromesso.
Guarda come ti sei ridotta. Sforzi quel sorriso ipocrita
per nascondere i tuoi stati d'animo palesemente contraddittori.
Hai perduto quell'unica sorta d'impronta inconfondibile
per cui ogni cosa sembrava avere un nome proprio unico assoluto.
Accetti la resa incondizionata quella che appaga le parti in causa
ed è solita spargere parole concilianti in contrasto con i pensieri,
ma quello che provi tu non è umiltà vera,
è solo un omaggio che il vizio rende alla virtù,
per trasformare la tua apparente moralità nello squallore dell'ipocrisia.
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PeSte©2016

sabato 26 novembre 2016

Un capolavoro artistico

Le prima storia fu narrata nell'interno di una caverna.
L'uomo capì che la sua voce poteva fugare la paura del buio.
L'incontro con le ombre, l'esistere dei miraggi nella mente.
Egli iniziò a descriverli insieme alla realtà che aveva intorno
con graffiti disegnati impressi sulla volta della grotta.
Disegnare animali uno accanto all'altro, suggerì
di poter creare un branco e far rivivere le scene della caccia.
Alla fine però nel guardarla, vedeva solo miseri segni
senza anima e senza vita impressi su quel muro.
Nessuno era in grado di immaginare le sensazioni vissute,
la corsa, l'affanno, la gioia, la disperazione, la paura.
Solo più tardi, in un altro tempo, la narrazione si è
arricchita di impressioni, di contorni, di luci e di colori.
L'incapacità dei nostri antenati di descrivere la bellezza,
con i loro occhi spalancati nel buio, possiede le stesse difficoltà
del tentativo, attraverso la scrittura, di trasmettere
un'immagine per coloro che non erano presenti.
Descrivere un'avvenimento, riproporre la realtà,
che solo agli occhi sembra sia permesso di vedere.
Lo stesso senso di impotenza che provò Michelangelo
di fronte al suo Mosè al quale domandò "perché non parli?"
Ecco cos'è per me un capolavoro artistico. Uno sconfinato sentimento di ammirazione per come l'artista è riuscito a condividere la sua esperienza di bellezza

immaginare

Inseguo la visione assoluta 
ciò che racchiude tutti i pensieri, 
i credo, le intenzioni, i sentimenti, 
le morali passate, presenti e future. 
Tutto ciò che non faccia sentire, 
una volta assunta, la mancanza,
l'insufficienza, l'inadeguatezza, l'assenza,
ma che allo stesso tempo oltrepassi
il concetto, che solo ad esprimere
o immaginare dia un senso e forza alla vita,
giacché esistono altri modi di vedere e di sentire le cose,
che nel commercio del mondo.
Prediligo la decadente illusione,
da anteporre al vostro relativismo sterile,
la mite brezza che scalda il cuore,
ed espande la mia vita oltre ogni ostacolo
per coglierla in tutta la sua finitezza.
Già troppe prigioni mi sono state imposte,
adattarmi alla vostra relativa verità
non è stato privo di ostacoli,
senza mai perdere di vista lo scopo
ultimo del mio viaggio, poiché la vita si propaga
a dispetto dei pazzi che la vogliono limitare.
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PeSte©2016

venerdì 18 novembre 2016

Cupido, dio del desiderio

Prestate attenzione a questo personaggio,
alle cose che in sua presenza sembra succedono per caso, 
poiché alle volte durano tutta una vita. 
Diresti che è un innocente angioletto,
in realtà, è estremamente pericoloso.
Lo potreste distinguere tra mille.
L'occhio suo è vivace e scintillante e lo sguardo dolce.
Lo spirito malizioso e battagliero, giacché i suoi sentimenti,
non sono giammai d'accordo con le parole.
La sua voce soave ha la dolcezza del miele
Quando è in collera, diviene perfido, feroce e barbaro.
E' delinquente, mentitore e crudele,
pure se per gioco e non con cattiveria.
Ha l'impudenza scritta sulla fronte,
Piccole sebbene siano le sue mani, sono in grado di lanciare
frecce terribili così lontano,che chiunque debba temere
d'esserne bersaglio.
Il corpo è nudo e la sua anima impenetrabile.
Possiede le ali di un uccello, che usa per volare
dall'uno all'altro sesso e fare il nido nei loro cuori.
Se lo incontrate, legatelo affinché non vi sfugga.
Quand'anche piangesse,
diffidate delle sue lacrime, poiché sono ingannevoli.
Se felice sorridesse, per precauzione stringete più forte i nodi.
Rifiutate di farvi abbracciare, fuggitelo,
Se tentasse di baciarvi, voltatevi dall'altra parte
le sue labbra sono avvelenate e i baci pericolosi.
Guardatevi da lui. Se non potete evitarlo
almeno non fidatevi mai completamente.
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PeSte©2016

domenica 13 novembre 2016

Inno alla donna

La divinità creò la donna e la rese sacra, 
per far sì che attraverso di lei si esprimesse la vita, la nuova vita. 
E tutte le forze planetarie entrarono con lei in connessione
e la natura le accordò il potere di possedere in sé tutti i doni.
Quando il nume se ne accorse, per non creare gelosie e disparità,
volle renderla pressoché uguale all'uomo.
Fu allora che abbinò ad ogni suo pregio il proprio antagonista.
Alla leggiadria del suo fare leggero e armonioso,
unì la turbolenza che hanno le nubi nella tempesta,
alla propria creatività senza la quale la vita sarebbe
incommensurabilmente più misera e priva di fantasia,
le accostò il sospetto, la maldicenza e la malalingua.
Che camminasse scalza, in scarpe da ginnastica o in tacchi 12,
volle che racchiudesse in sé la più bella tra tutte le poesie,
ma con parole che nessun uomo potrebbe mai comprendere.
Fanno delle cose, le donne, alle volte, di così allegro, scherzoso,
quando sono insieme, potresti passare una vita a provarci:
non ne saresti capace.
Hanno una vitalità che le tiene ancorate alla realtà
e non le fa mai perdere il contatto con chi le sta accanto.
Provo una sorta d'invidia nel guardarle,
anche se una crepa c'è in ogni cosa e da lì se entra la luce,
entra anche l'ombra.
Ho visto donne smettere di lottare per se stesse e per ciò in cui credono,
perdere la ferma volontà di prendere in mano la propria vita,
di guardare sempre avanti, buttando via il meno possibile,
solo lo stretto necessario, giusto quello che le serve per vivere.
Voi siete il dono del cielo. Così belle, dolci, sensibili, piene di vitalità, di allegria, di amore, di cose, di tenerezza, di calore.
Siete la vita, l'avventura, la poesia, il risvolto, l'antagonista.
Siete il placebo da somministrare per ogni male e ogni solitudine.
Siate voi stesse, siate donne, così splendidamente Donne!!

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PeSte©2016